Caso Iran: relazione 2006

 

 


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Il “caso Iran” inizia nel 2002 quando vengono osservate delle attività nucleari in alcuni siti, anche militari, iraniani.

Parte della comunità internazionale ha ritenuto fin da subito che tali attività non avessero ad oggetto lo sviluppo di una tecnologia nucleare per scopi pacifici, come ad esempio la produzione di energia elettrica. 
Molti Stati ritengono, invece, che l’Iran stia effettuando procedure di arricchimento dell’Uranio per scopi militari, al fine di dotarsi di armamenti nucleari. Ciò violerebbe gli obblighi derivanti dal  Trattato di Non Proliferazione (TNP) del 1968, firmato anche dall'Iran.

L’Iran onde fugare ogni dubbio sulla natura esclusivamente pacifica del programma nucleare ha disposto la volontaria – in quanto non imposta da nessun trattato internazionale - sospensione delle proprie attività nucleari per oltre due anni e consentito l'invio da parte dell'IAEA di ispettori operare dei controlli nei siti interessati 

La verifica degli ispettori ha portato, fra le altre, alle seguenti conclusioni:
a)a seguito delle analisi effettuate in alcuni siti, anche tramite prelievo di campioni ambientali, sono state trovate  tracce di contaminazione di particelle bassamente e altamente arricchite (LEU e HEU), la cui origine sembrerebbe, però, non attribuibile ad attività nucleari iraniane (cfr. gov/2006/15). Una risposta definitiva in merito non è stata ancora data.
b) E’ invece emersa l’esistenza di un documento concernente il progetto per la costruzione di due emisferi di Uranio. Di tale documento, sulla cui provenienza l’Iran non ha dato sufficienti informazioni, è stata richiesta la conservazione sotto sigillo da parte dell’IAEA. 
c)Tutto il materiale nucleare dichiarato ha trovato spiegazione né è stato rilevato l’uso di materiale nucleare per la costruzione di armi nucleari. 
d)Sono sorti peraltro vari problemi notevoli sull’attività nucleare iraniana passata ed attuale che l’Iran non ha chiarito del tutto, anche perché l’Iran ha occultato  le proprie attività nucleari per oltre vent'anni.
e) Gli ispettori hanno rilevato che non hanno i poteri per effettuare indagini più approfondite che  permettano loro di fugare ogni dubbio sul fatto che esistano ulteriori materie o attività non dichiarate. A tal fine, occorrerebbe un’apertura dell’Iran che permetta agli ispettori di agire oltre i loro poteri legali. L’Iran non è però disponibile a consentire ciò, né alcun trattato impone tale obbligo.

La mancanza di fiducia sulla natura esclusivamente pacifica dell’attività nucleare iraniana, nutrita da alcuni Stati della comunità internazionale, deriva fra l’altro, dal fatto che (cfr. IAEA: gov/2006/15):
  a)  per oltre venti anni l’Iran ha occultato le proprie attività nucleari di arricchimento dell’uranio, non conformandosi al TNP e non tutte le giustificazioni date dall’Iran sulle recenti attività hanno avuto pieno riscontro;
b) in Iran è stato rinvenuto un documento per la costruzione di due emisferi di Uranio
c) non è chiaro se vi sia o meno  un coinvolgimento militare nelle attività nucleari.
d) l’Iran non intende fornire maggiori poteri di controllo agli ispettori dell’IAEA.

L’Iran ritiene, invece, di avere dimostrato la propria buona fede perché (cfr. infcirc666 e infcirc665) :
a) è  diritto inalienabile, previsto dal TNP, l’utilizzo di energia nucleare per scopi pacifici;
b) ha sospeso per oltre due anni la propria attività nucleare, sospensione volontaria cui non era obbligato da alcun Trattato; le attività sono state condotte sotto la sorveglianza dell'Agenzia ed all’interno di una specifica tabella di marcia e programmazione; l'Iran ha inoltre sottopposto a controllo alcuni siti militari;
c) ha tenuto un comportamento conforme al Protocollo Aggiuntivo al TNP, anche se esso non è ancora in vigore, poichè non ratificato 
d) gli ispettori dell’IAEA non hanno trovato nulla di irregolare nel corso dei loro controlli.
e) i rapporti degli ispettori testimoniano espressamente che a partire dalla fine del 2003 l'Iran ha aumentato la propria collaborazione.
 
Anche per queste ragioni l’Iran ha deciso di riprendere le proprie attività nucleari a partire dal 9 gennaio 2006. Attualmente (dicembre 2006) pare che l'Iran abbia raggiunto una percentuale di arricchimento dell’Uranio inferiore al 5%, laddove per realizzare un ordigno nucleare occorre una percentuale del 70-90%.
L'Iran ha, però, in programma di realizzare fino a 3000 centrifughe nucleari a Lavisan.

Di fatto, si è venuto a creare un braccio di ferro fra la comunità internazionale - nella veste dell’ONU e dell’IAEA – e l’Iran.
L’IAEA ha più volte esortato l’Iran ad adottare delle “confidence building measures” (IAEA: gov/2006/14), sospendendo nuovamente le sue attività e consentendo maggiori poteri di controllo agli ispettori dell’IAEA. 
Letteralmente“misure costruttive di fiducia”, le “confidence building measures” sono intese fra due o più parti, concernenti lo scambio di informazioni e controlli, specialmente nel caso dell'uso delle forze militari e degli armamenti.
Tali misure servono ad evitare fraintendimenti derivanti dalla natura ambigua di certi fatti od a chiarire lo scopo di attività militari e politiche, in modo da rafforzare la fiducia fra le Parti ed evitare conflitti internazionali.

L'ONU,  è stata invitata ad intervenire sul caso Iran dalla stessa IAEA, anche se l'Iran ha espresso diverso avviso sostenendo che nulla di nuovo è successo che giustifichi la chiamata in causa dell'ONU.
L'ONU, pertanto, ha esortato l’Iran a collaborare maggiormente con l’IAEA adottando le CBM (misure costruttive di fiducia) e chiarendo gli aspetti problematici rimasti ancora insoluti (ONU riunione n.5403/06).
Specialmente su pressione degli USA, si è ventilata l’ipotesi in seno al Consiglio di Sicurezza dell’ONU di emanare delle misure sanzionatorie nei confronti dell’Iran in base all'art.41 della Carta ONU. 
l'art.41 prevede che al fine di mantenere o ristabilire la pace e la sicurezza internazionale, l'ONU può decidere di applicare misure sanzionatorie di carattere economico nei confronti dello Stato che esercita la minaccia. 
Sul punto il Consiglio si è trovato spaccato in due blocchi: da un lato USA, Francia e Gran Bretagna favorevoli; Russia e Cina contrari; A maggio del 2006, Francia e Gran Bretagna hanno predisposto una bozza di risoluzione ai sensi del Cap. VII, che tuttavia non è stata approvata.

Di fronte a questa situazione di stallo, l’Unione Europea si è proposta di risolvere diplomaticamente la situazione, dichiarandosi disponibile ad aiutare l’Iran per costruire di un reattore nucleare ad usi civili a condizione che l’Iran tenga conto delle richieste della comunità internazionale.

Così a Maggio, l’UE - più precisamente Francia, Gran Bretagna e Germania- hanno proposto all’Iran una bozza di accordo che prevedeva un pacchetto di incentivi per l’Iran. L’Iran ha rifiutato la stipula di un accordo.

A ciò è seguita la realizzazione di una nuova bozza da parte dei cinque membri permanenti dell’ONU assieme alla Germania (cd. 5+1) redatta con l'aiuto dell'Alto rappresentante dell'Unione Europea. Il contenuto della bozza, che è stato reso pubblico solo a metà luglio (ONU: s/2006/521), prevede, a fronte della sospensione delle attività di arricchimento e rilavorazione dell’uranio, aiuti all’Iran per la costruzione di nuovi reattori ad acqua leggera, l’assicurazione di fornitura di combustibile nucleare, nonché un accordo di cooperazione fra l’Iran e l’Euratom, ed altri incentivi in ambito politico ed economico. L'Iran si è dato tempo fino al 22 Agosto per accettare la proposta (infcirc67?).

Nel frattempo l’ONU, il 31 di Luglio,  ha deciso di lanciare un ultimatum all’Iran, prevedendo che se l’Iran non avesse risposto positivamente entro il 31 d’Agosto alle richieste già formulategli dall’IAEA , l’ONU sarebbe stata pronta ad applicare sanzioni in base al capitolo VII della Carta (ONU: ris. 1696/06).

Il 22 Agosto, l’Iran ha rifiutato l’offerta dei 5+1, proponendo una contro-offerta che prevede formulazioni più ampie degli incentivi proposti. Il 31 Agosto l’ultimatum è scaduto senza che l’Iran abbia sospeso le sue attività nucleari, ma l’ONU non è intervenuta applicando le sanzioni. Al contrario, il segretario generale delle Nazioni Unite, si è recato in Iran per tentare una negoziazione.



il 23 Dicembre 2006 l'Onu ha emesso una serie di sanzioni di carattere economico in base all'art.41 della Carta ONU, imponendo all'Iran di sospendere le attività nucleari (ris. 1737/06).


Nell’arco di tutto quest’anno di tentativi di risoluzione del caso Iran, va rilevato che il presidente degli USA e quello iraniano si sono posti come avversario l’uno dell’altro. Il primo accusando più volte l’Iran di avere intenzione di fabbricare l’arma nucleare e spingendo affinché l’ONU emanasse sanzioni; l’altro, di rimando, dichiarando di non voler sospendere l’attività nucleare e minacciando, fra l'altro, di utilizzare l’arma del petrolio come forma di ritorsione.