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introduzione
Miei Cari Americani,
L'America è in guerra. Questa è una strategia di sicurezza nazionale in tempo
di guerra richiesta dalla grave sfida che affrontiamo - l'ascesa del terrorismo
alimentato da un'ideologia aggressiva di odio e assassinii, rivelatasi
pienamente al Popolo Americano l' 11 settembre 2001. Questa strategia riflette
il nostro impegno più solenne: proteggere la sicurezza del popolo americano.
L'America ha anche un'opportunità senza precedenti di porre le fondamenta per
la pace futura. Gli ideali che hanno ispirato la nostra storia -la libertà, la
democrazia, e la dignità umana- stanno ispirando sempre più individui e
nazioni in tutto il mondo. E poiché i popoli liberi (tendono) alla pace,
l'avanzata della libertà renderà l'America più sicura.
Queste priorità inseparabili - combattere e vincere la guerra al terrorismo e
promuovere la libertà come l'alternativa alla tirannia e disperazione - hanno
guidato la politica americana da più di 4 anni.
Abbiamo resistito all'offensiva delle reti terroristiche, lasciando il nostro
nemico indebolito, ma non ancora sconfitto.
Ci siamo uniti al popolo afghano per abbattere il regime dei Talebani - i
protettori della rete di al-Quaida - ed aiutato un governo nuovo e democratico a
sorgere nel suo luogo.
Abbiamo focalizzato l'attenzione del mondo sulla proliferazione delle armi
pericolose - sebbene rimangano grandi sfide in questa area.
(Ci siamo eretti per la diffusione della democrazia nel più esteso Medio Oriente soddisfacendo sfide pur vedendo che pochi progressi erano pronosticati o
attesi)
Abbiamo coltivato stabili e cooperative relazioni con tutti i maggiori poteri
del mondo.
Abbiamo espanso drammaticamente i nostri sforzi di incoraggiare lo sviluppo
economico e la speranza che esso porta- e focalizzato questi sforzi sull'
incentivazione di riforma e conseguimento di risultati.
Abbiamo condotto una coalizione internazionale a fare vacillare il dittatore
dell' Iraq, che aveva brutalizzato il suo stesso popolo, terrorizzato le sue
regioni, sfidato la comunità internazionale, e (cercato di usare) armi di
distruzione di massa.
E stiamo lottando a fianco degli Iracheni per assicurare un Iraq unito, stabile e
democratico, -un alleato nuovo nella guerra contro il terrorismo nel cuore del
Medio Oriente.
Abbiamo visto grandi completamenti, affrontato sfide nuove e affinato il nostro
approccio al variare delle situazioni. Abbiamo anche trovato che la difesa della
libertà ci porta perdite e dolori, perché la libertà ha portato nemici.
Abbiamo sempre saputo che la guerra al terrorismo avrebbe richiesto un grande
sacrificio - ed in questa guerra, abbiamo detto addio ad alcuni valorosi uomini
e donne. I terroristi hanno usato tremendi atti di assassinio - dalle strade di
Fallujah alla metropolitana di Londra - nel tentativo di minare la nostra
volontà. La lotta contro questo nemico - un nemico che designa come bersaglio
l'innocente senza coscienza o esitazione- è stata difficile. Ed il nostro
lavoro è lontano dal realizzarsi.
L'America ora affronta una scelta tra il percorso della paura e quello della
fiducia. Il percorso di paura- isolazionismo e protezionismo, ritirata e
trinceramento - è invocato da quelli che trovano le nostre sfide troppo grandi
e non riescono a vedere le nostre opportunità. Ma la storia insegna che, ogni
qual volta capi americani hanno preso questa strada, le sfide sono solo
aumentate e le opportunità perse hanno lasciato le generazioni future meno
sicure.
Questa Amministrazione ha scelto la strada della fiducia. Noi scegliamo il
comando rispetto all'isolazionismo, e la ricerca del commercio libero ed equo e
mercati aperti rispetto al protezionismo. Scegliamo di avere le sfide
adesso piuttosto che lasciarle alle generazioni future. Combattiamo i nostri
nemici all'estero invece di aspettare che giungano nel nostro Paese. Cerchiamo
di modellare il mondo, e non di essere semplicemente modellati da esso: influenzare
al meglio gli eventi invece di essere alla loro mercede.
La strada che abbiamo scelto è in linea con la grande tradizione della
politica estera americana. Come le politiche di Harry Truman e Ronald Reagan, il
nostro approccio è idealistico circa i nostri traguardi nazionali, e realistico
sui mezzi per realizzarli.
Per seguire questa strada, dobbiamo mantenere ed espandere la nostra forza
nazionale così che possiamo fronteggiare le minacce e le sfide prima che queste
possano danneggiare la nostra gente o i nostri interessi. Dobbiamo mantenere una
milizia senza pari - la nostra forza non è fondata solamente sulla forza
dell'esercito. Essa riposa pure sulla prosperità economica ed una democrazia
vibrante. E riposa su forti alleanze, amicizie, ed istituzioni internazionali
che ci permettono di promuovere la libertà, la prosperità, e la pace in
comune proposito con altri.
La nostra strategia di sicurezza nazionale è fondata su due pilastri:
Il primo pilastro sta promuovendo la libertà, la giustizia, e la dignità umana
- lavora per dare termine alla tirannia, promuovere le democrazie effettive
ed estendere la prosperità attraverso il commercio libero ed equo e sagge
politiche di sviluppo. I liberi Governi sono responsabili verso la loro gente,
governano efficacemente il loro territorio, ed intraprendono politiche economiche
che traggono profitto ai loro cittadini. I liberi Governi non opprimono la loro
gente o attaccano le altre libere nazioni. La pace e la stabilità internazionale
sono costruite più stabilmente sulle fondamenta della libertà.
Il secondo pilastro della nostra strategia è affrontare le sfide del nostro
tempo conducendo una comunità crescente delle democrazie. Molti dei problemi
che fronteggiamo - dalla minaccia di una epidemia, alla proliferazione delle
armi di distruzione di massa, al terrorismo, ai traffici delle creatura umana,
ai disatri naturali - si estendono oltre i confini. Concreti sforzi
multinazionali sono essenziali per risolvere questi problemi. Ancora una volta
la storia ha mostrato che solamente quando noi faremo la nostra parte gli
altri faranno la loro. L'America deve continuare a condurre.
GIORGIO W. BUSH
LA CASA BIANCA
Il 16 marzo 2006
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