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Intervista Con la Associated Press Editorial Board
Segretario Condoleezza Rice
Città di New York
Maggio 8, 2006
DOMANDA: Voglio cominciare col domandarle sulla lettera del Presidente
Ahmadi-Nejad. Voglio dire, Lei ha detto che l'Iran è la più grande minaccia proveniente da un singolo stato che gli Stati Uniti, e forse il mondo, fronteggiano. Se loro sono disposti a parlarci, non rischiamo
qualcosa se noi non siamo altrettanto disposti ?
SEGRETARIO RICE: Mi permetta di rispondere prima
sulla lettera. Innanzitutto, mi lasci dire che l'abbiamo esaminata. Non ne abbiamo fatto una nostra traduzione, che chiaramente faremo ed
esamineremo più approfonditamente. Ma ad una prima lettura, non c'è niente in questa lettera che in
qualche modo affronti alcuno dei problemi che sono realmente sul tavolo della comunità
internazionale - il programma nucleare - in un modo esplicito - la questione del terrorismo.
Penso sarebbe miglio dire che ha una impostazione prevalentemente filosofica; è di 17 o 18 pagine,
credo. E non è sicuramente una proposta. Mi permetta di essere molto chiara su questo punto. ne faremo un ulteriore esame, ma non vi è niente che possa suggerire che ci troviamo su un corso diverso da quello in cui eravamo prima che avessimo la lettera.
DOMANDA: Quando Lei dice che è filosofica,
intende che è una farneticazione? È ostile o è amichevole?
SEGRETARIO RICE: Sono restia a dirlo, perché noi non ne abbiamo fatto una
nostra traduzione; e poiché io stessa parlo una lingua straniera, penso che ne faremo una traduzione. Ma non è concreta in alcun modo e non affronta i problemi. È prevalentemente filosofica, un poco storica e non è qualcosa per cui ci si può sedere e
dire "oh, bene, ecco qui c'è ciò che stanno tentando di dirci" (impercettibile).
DOMANDA: È un'apertura, tuttavia?
SEGRETARIO RICE: Io non la vedo così.
DOMANDA: Cosa impedisce agli Stati Uniti di prenderla in considerazione -se c'è un'offerta, comunque vaga o generale, di entrare in dialogo, (qual è l'aspetto negativo per
noi?/cosa ci perdiamo?)
SEGRETARIO RICE: Mi permetta di essere molto chiara.
Non è questo il tipo di lettera. In questa lettera non si trova un'apertura
per affrontare la questione nucleare o qualsiasi cosa al riguardo. Ma non voglio descriverla troppo perché si tratta di corrispondenza presidenziale. Penso pure che dobbiamo farne una
nostra traduzione. Ma questo non è risolvere in modo concreto i problemi coi quali ci stiamo confrontando.
Qui il vero problema non è l'assenza di comunicazione. Noi, la comunità internazionale,
abbiamo detto molto chiaramente agli Iraniani cosa devono fare. Gli europei, i russi, i cinesi, quasi tutti nel mondo si stanno
rivolgendo agli Iraniani, dicendogli con esattezza quello che devono fare. Ci sono dichiarazioni presidenziali e risoluzioni del Tavolo dei Governatori
dell'IAEA. E ricordi che tutto ciò è cominciato, tutta
quest'ultima fase è cominciata perché gli Iraniani hanno smesso di dialogare. Loro
hanno abbandonato il negoziato di Parigi. C'erano discussioni che andavano avanti.
C'erano negoziati che andavano avanti. E loro li hanno abbandonati e deciso di dire che
non ne stavano ricavando niente e che ci hanno condotto al corso degli eventi in cui ci troviamo, compreso l'ultima tattica dell'arricchimento.
DOMANDA: Ma loro non stavano parlandoci. Non è
questo ciò che vogliono?
SEGRETARIO RICE: Loro vorrebbero ritornare in linea con ciò che la comunità internazionale vuole che facciano e con le richieste che fanno. E così penso che questo è il vero problema ed io non
- (io penso che non vogliamo entrare in una diversione di chi sta, o non sta,
parlando). Credo che ci focalizzeremo su ciò che deve essere fatto.
DOMANDA: Non capisco perché Lei non considera questa un'apertura. Qui c'è un Paese
con cui avete avuto dialogo diretto molto breve per tre decenni, dicendo
lasciateci discutere. Questa non è una apertura?
SEGRETARIO RICE: Non è questo il genere di lettera. Questa lettera non è del genere "parliamo del nostro programma nucleare". Questa lettera è
- ripeto, è una sorta di sproloquio filosofico - e tratta di storia, filosofia, religione e molte cose,
(ma non di
"come noi ci occupiamo del nostro programma nucleare, prendiamo nota di quali sono le Vostre preoccupazioni e
ce ne occupiamo"). Non è questo genere di lettera.
DOMANDA: Poi, perché spedirla adesso nell'ambito del Consiglio di Sicurezza dell'ONU
?
SEGRETARIO RICE: Non ne ho idea.
DOMANDA: (risata)
SEGRETARIO RICE: Non tenterò di giudicarne i
motivi.
DOMANDA: Ma voglio dire, in passato Lei ha indicato
varie cose che gli Iraniani hanno fatto come un tentativo di cambiare argomento o sviarlo
SEGRETARIO RICE: Può esserlo bene. Può essere un tentativo di cambiare argomento, un tentativo di
sviare la comunità internazionale da quella che è davvero la discussione. Ma non so.
(omissis)
DOMANDA: È probabile che stasera si giunga
davvero ad un risultato con la riunione dei membri permanenti del Consiglio di Sicurezza su cosa
fare dopo, (o pensa che è probabile che il caso iraniano sia, non so, buttato -
in mancanza di una espressione migliore, sa - buttato un po' nel cestino, stasera?)
SEGRETARIO RICE: Non penso che riusciremo a giungere a una
- non stiamo tentando di giungere ad una soluzione stasera. Di fatto, abbiamo ammesso che noi non stiamo tentando di giungere ad una soluzione stasera. Stasera tenteremo di discutere
su che cosa affrontiamo, quali mezzi abbiamo, chiaramente, (e tenteremo di dare un significato migliore a
ciò che può arrestare il prossimo passo all'interno Consiglio di Sicurezza.) Evidentemente, noi abbiamo detto
una risoluzione in base al Capitolo VII, o qualcosa che renda molto chiaro agli Iraniani che il prossimo passo che la comunità internazionale
compirà è costringerli, in altre parole, ad avere un requisito obbligatorio di cui siano all'altezza, che loro accedano alle richieste del Tavolo dei Governatori, le richieste del Tavolo dei Governatori
dell'IAEA. Abbiamo detto che questo è ciò che dobbiamo fare.
Dobbiamo avere qualcosa di imperativo, vincolante e chiaro.
La nostra opinione è che questo qualcosa sia una risoluzione in base al Capitolo
VII. I russi sembrano
esserne un po' preoccupati. Penso che noi vogliamo arrivare al fondo del perché è così e vedere quello che possiamo fare per
portarla avanti. Ma stasera non mi aspetto affatto una risultato e spero realmente che noi
- che quello che noi non faremo è impantanarci nell'analisi testuale e in negoziazioni sul testo, perché la ragione per cui i nostri ministri si sono riuniti è che
sentiamo che dobbiamo evitare tutto ciò. I (decisori) politici possono farlo. I rappresentanti permanenti no. Ma a questo livello noi dobbiamo
fare un passo indietro e vedere come la gente pensa che dovremmo risolvere questa situazione. Se, infatti, non ci muoveremo nella maniera di cui stiamo parlando, quali sono le idee della gente su come dovremmo muoverci?
DOMANDA: (Allora intende chiedere ai russi di non ostacolare alcun tipo di regime di sanzioni che sia
al di fuori del Consiglio di Sicurezza, una sorta di piano di riserva sul quale Lei sta lavorando?)
SEGRETARIO RICE: (Noi non siamo mai -- Anna), l'idea qui è evidentemente
che proseguiremo i lavori all'interno del Consiglio di Sicurezza. Qualora
cominciassimo ad arrivare al punto di impantanarci all'interno del Consiglio di
Sicurezza e non potessimo muoverci ulteriormente e gli Iraniani continuassero ad andare avanti, noi
saremo pronti a vigilare con i paesi che la pensano come noi per vedere quali
passi devono essere intrapresi in parallelo. E a proposito, ciò non deve significare che non si possano continuare gli sforzi all'interno del Consiglio di Sicurezza. Loro possono lavorare in parallelo.
Ma non penso ci sia alcun dubbio nelle nostre menti che dobbiamo premere sugli iraniani, perché capiscano che c’è un prezzo da pagare se intendono continuare a sfidare il sistema internazionale, che non possono, semplicemente, continuare a sfidare, sfidare, sfidare all’infinito, per andare avanti ad accrescere le loro capacità nucleari in modo significativo entro la fine dell’anno, del prossimo anno.
(omissis)
DOMANDA: Gli Iraniani hanno avuto (impercettibile) sanzioni per molti anni e non hanno modificato
per nulla il loro comportamento. Pensa che avranno maggior successo questa volta e che non gli darete nulla, se non
l'alternativa militare in alcun caso?
SEGRETARIO RICE: Penso ci siano molti passi diplomatici davanti a noi. Gli Iraniani non possono permettersi il
livello di isolamento che la comunità internazionale potrebbe realmente arrecare, se così scegliesse. L'Iran
dipende molto dall'integrazione nell'economia internazionale per la sua capacità sia di
ottenere sia
di vendere prodotti. Queste sono persone che viaggiano. Hanno relazioni diplomatiche in tutto il mondo. Questo non è la Corea del Nord. I nord coreani in qualche modo
gradiscono il loro isolamento e questo non è il caso dell'Iran.
E l'Iran è un grande paese con una grande cultura e un grande popolo che non
dovrebbe essere isolato. E, infatti, nessuno vuole isolare il popolo iraniano. È il regime che sta isolando l'Iran dalla comunità internazionale. (Quindi no,
non penso che abbiamo finito del tutto le opzioni
diplomatiche). Stiamo appena cominciando. E se l'Iran non può portare se stesso a costruire un potenziale nucleare civile, senza il rischio di proliferazione che il ciclo di combustibile potrebbe portare, allora penso che si troverà sempre più isolato e sempre meno capace di
tenere quella che è una popolazione molto sofisticata che--che non sarà molto
compiaciuta delle conseguenze.
DOMANDA: Un'ultima domanda sull'Iran. Se l'Iran è
fissato e determinato a costruire un'arma e Lei pensa
che vi stiano lavorando, c'è realmente qualcosa che gli Stati Uniti da soli, o in concerto con altri,
possono fare per fermarli?
SEGRETARIO RICE:Guardi, il problema è a quale prezzo loro sono disposti a farlo,
e non penso che il - che in definitiva saranno capaci di permettersi il prezzo. E questo è ciò che dobbiamo stabilire, perché agli Iraniani piacerebbe fare ciò con riferimento al potenziale nucleare civile e all'accesso al potenziale nucleare civile. Abbiamo detto molto chiaramente che nessuno vuole mettere in discussione il diritto dell'Iran
di dotarsi di un potenziale nucleare civile. Loro possono farlo. Ma a causa dei
loro trascorsi storici, nessuno confida che il loro potenziale nucleare civile derivi da combustibile pieno
- da un ciclo di combustibile sul loro territorio - perché l'eventuale possibilità che [gli Iraniani] abbiano un ciclo di combustibile sul loro territorio per dotarsi di un'arma nucleare è semplicemente troppo grande e può accadere nonostante l'attuale sistema di ispezione. E così nessuno è pronto a lasciare che se ne dotino.
Quindi se sono pronti a dotarsi di un programma energetico nucleare civile, che rimanga nell'ambito di quelli che i russi hanno offerto loro, o che gli europei hanno offerto loro, allora la questione è chiusa, l'accordo è raggiunto. E questa è la vera domanda. Insisteranno per avere il ciclo di combustibile che dà loro l'opportunità potenziale per un'arma nucleare? E, comunque, se tutto ciò che realmente vogliono è un potenziale nucleare per scopi civili, allora perché stanno insistendo su questo ciclo di combustibile che ha questa fuga potenziale?
(Questa è la struttura).
(omissis)
(*) trad. it. non ufficiale di stralci dell'intervista con la Associated Press Editorial Board.
Per consultare l'originale clicca qui
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