Indagine a Minas Tirith

(Vers. 1; 19/4/2003)

 di Marco "Maidros" Messina, a cura di Alberto "Tarabas" Ladavas

Legenda:
 ISdA: Il Signore degli Anelli (Sedicesima edizione Rusconi)
 LotR: Lord of the Rings (Harper & Collins, edizione economica)
 RI: Racconti Incompiuti (Ottava edizione Rusconi)
 AC: J.R.R. Tolkien Author of the Century, Tom Shippey
 Nota dell'autore: desidero vivamente ringraziare Guido Messina per il supporto e la collaborazione prestati nella stesura di questo saggio.
 Nota del curatore: i passi del LotR trascritti dall'autore in questo saggio sono stati da me tradotti dall'originale inglese. Sono comunque riportate le pagine in cui si possono trovare sia gli originali inglesi che le traduzioni pubblicate. I corsivi sono miei.

Discutendo sul newsgroup it.fan.scrittori.tolkien della figura di Denethor, sono sorte delle interessanti domande, le cui possibili risposte hanno causato la nascita di questo saggio. Le domande che ci siamo posti sono state: cosa sapeva Denethor dell'Anello? Cosa lo ha portato alla follia e al suicidio? Le possibili risposte sono state dedotte da alcuni passi del LotR che verranno citati per giungere poi ad una conclusione.

 Premessa: il fatto che Denethor utilizzi la palantìr di Minas Anor è cosa intuibile (o ricostruibile a posteriori) fin dall'arrivo di Gandalf e Pipino a Minas Tirith, quando Beregond dice [LotR 748, ISdA 920]: « "Ma non conosco le decisioni del Sovrano e dei suoi capitani. Hanno molti mezzi per raccogliere informazioni. E Sire Denethor è diverso dagli altri uomini: egli vede lontano. Alcuni dicono che quando di notte siede da solo nella sua alta stanza della Torre, scrutando con il suo pensiero questa e quella via, riesca a leggere qualcosa nel futuro; e qualche volta sondi la mente del Nemico, lottando con lui. Ed è per questo che è così anziano, logoro prima del suo tempo." »
 Non si vogliono riportare qui tutti i passi in cui si desume che Denethor abbia usato la palantìr, perché sono molti e non si vuole tediare il lettore. In sintesi, sono quelli in cui egli dice di sapere già quello che è successo altrove o di arguire il vero significato delle parole di altri personaggi.

 Tutta la vicenda nasce dalla profezia che viene a turbare i sonni di Faramir e Boromir [LotR 240, ISdA 312]:

 Cerca la Spada che fu rotta:
 A Imladris essa giace;
 Lì verranno elargiti consigli
 Più forti degli incantesimi di Morgul.
 Lì verrà mostrato un segno
 Che il Giudizio è prossimo,
 Poiché il Flagello d'Isildur si sveglierà,
 E il Mezzuomo davanti si troverà.

 Quindi il Flagello d'Isildur e il Mezzuomo risultano essere strettamente associati.
 Come dice infatti Faramir a Frodo [LotR 648, ISdA 801]: « "Ma il Flagello d'Isildur doveva destarsi con la venuta del Mezzuomo, o almeno in tal modo si possono intendere i versi", insistette Faramir. "Se tu dunque sei il Mezzuomo di cui si parla, portasti senza dubbio questo oggetto, qualunque cosa sia, al Consiglio di cui parli, e lì Boromir lo vide. Neghi forse questo?" »
 La prima affermazione era senz'altro condivisa anche da Denethor fin dall'inizio, la seconda lo divenne, probabilmente, quando Faramir di ritorno dall'Ithilien fece rapporto al padre. Perciò la domanda che bisogna porsi è: cosa sa Denethor prima del rapporto di Faramir?
 Anzitutto, oltre a quanto detto sopra, ciò che Pipino si fa sfuggire durante il colloquio con lui e che poi Gandalf sottolinea [LotR 742, ISdA 913]: « "Non hai potuto nascondere il fatto che non fu Boromir a guidare la Compagnia dopo Moria, e che fra di voi vi era una persona di alto lignaggio diretta a Minas Tirith che possedeva una spada leggendaria. Gli uomini di Gondor riflettono molto sulle storie dei giorni antichi, e Denethor a dedicato lunghe riflessioni ai versi e alle parole Flagello d'Isildur, dopo la partenza di Boromir." » Dopodiché, oltre alle visioni della palantìr, vi è appunto il rapporto che Faramir fa a Denethor. In quella occasione, ogni azione di Faramir fu detta e accuratamente soppesata, anche se egli fu molto attento a non rivelare i particolari del suo incontro con Frodo.
 Si può quindi dedurre che le implicazioni insite nei discorsi tra Faramir e Frodo, compresa la rivelazione finale sulla vera natura del Flagello (l'essere cioè l'Unico Anello), siano state esattamente comprese da Denethor. I discorsi sono sotto riportati.

 Il primo su cui vogliamo porre la nostra attenzione è questo [LotR 656, ISdA 811]: « Ora la voce di Faramir divenne un sussurro. "Ma questo è ciò che ho appreso o indovinato, e l'ho conservato in segreto nel mio cuore: Isildur prese qualcosa dalla mano dell'Innominato, dopodiché partì da Gondor, per non essere mai più visto tra gli uomini mortali. Questa mi parve la risposta alle domande di Mithrandir. Ma allora mi sembrò un fatto che interessasse solamente gli studiosi di antiche storie. Neanche quando le enigmatiche parole del nostro sogno vennero discusse tra noi, pensai che il Flagello d'Isildur fosse la medesima cosa." »
 Questa congettura, riferita o meno da Faramir, poteva benissimo essere stata fatta da Denethor molto tempo prima. Denethor è sicuramente molto più colto di Faramir nelle antiche leggende di Gondor e Numenor e quindi potremmo dare per certo questo fatto.
 Ma Faramir continua [LotR 656, ISdA 811]: « "Cosa sia in realtà tale Oggetto non so ancora dirlo; ma dovrebbe essere un'eredità di famiglia potente e perigliosa. Un'arma crudele, forse, escogitata dall'Oscuro Signore. Se fosse un oggetto che aiuta in battaglia, comprendo bene che Boromir, il prode e sprezzante, sovente avventato, sempre in ansia per la vittoria di Minas Tirith (e con essa la propria gloria), potesse desiderarlo ed esserne attratto. Ahimè, perché partì lui per quella missione? Mio padre e gli anziani avrebbero dovuto scegliere me, ma egli si fece avanti, essendo il maggiore e il più ardito (cose ambedue vere), e non si lasciò distogliere da nessuno.
 Ma non avere più timore! Io non prenderei questo oggetto, neppure se lo trovassi lungo la strada, neppure se Minas Tirith stesse cadendo in rovina ed io solo potessi salvarla, usando così l'arma dell'Oscuro Signore per il bene della mia città e per la mia gloria. No, non desidero tali trionfi, Frodo figlio di Drogo." »
 Denethor ripeterà tutte queste affermazioni dopo il rapporto di Faramir, quando lo rimprovererà aspramente. Poiché è quasi certo che Faramir non le abbia riferite al padre, si può concludere che Denethor abbia ricostruito perfettamente la situazione e che abbia anche immaginato la condotta di suo figlio minore. Fin dal primo momento sembrava che il Sovrintendente di Gondor sapesse già cosa sarebbe stato detto o quasi.
 Infatti [LotR 793, ISdA 974]: « Poi improvvisamente Faramir guardò Pipino. "Ma veniamo ora a fatti più strani", egli disse. "Poiché questo non è il primo Mezzuomo che vedo giungere dalle leggende settentrionali nelle Terre del Sud." … Denethor osservò i loro visi e fece un cenno con il capo, come a dire che vi leggeva molte cose prima ancora che venissero narrate. »
 Denethor dice poi [LotR 794, ISdA 975]: « So vedere e udire come in passato, e ben poco di ciò che hai quasi menzionato o taciuto mi è sfuggito. Conosco le risposte a molti quesiti. » E ancora [LotR 795, ISdA 976]: «Perché Boromir era leale verso di me e non era il pupillo di uno stregone. Avrebbe ricordato suo padre bisognoso d'aiuto, e non avrebbe rifiutato ciò che la fortuna gli dava. Egli mi avrebbe portato un potente dono.»
 Quindi sembra che non ci siano dubbi: è chiaro che Denethor ha capito che un Mezzuomo si stava recando a Mordor per distruggere l'Unico Anello. Ciò risulta manifesto dal passo immediatamente successivo [LotR 795, ISdA 976]: « Il volto di Denethor si fece freddo e spietato. "Hai trovato Boromir meno malleabile, non è così?" disse a bassa voce. "Ma io che ero suo padre dico ch'egli me l'avrebbe portato. Sei saggio, forse, Mithrandir, ma nonostante tutte le tue sottigliezze non possiedi tutta la saggezza. Si possono trovare consigli che non siano le tele intessute dagli stregoni e le decisioni affrettate degli stolti. Ho in questa materia più conoscenza e saggezza di quanto tu non pensi."
 "Qual è dunque la tua saggezza?", disse Gandalf.
 "Sufficiente a percepire che vi sono due follie da evitare. Usare questo oggetto è pericoloso. In questo momento, mandarlo nella terra del Nemico nelle mani di uno sciocco Mezzuomo, come tu hai fatto, così come questo mio figlio, è follia."
 "E cosa avrebbe fatto invece Sire Denethor?"
 "Nessuna delle due cose. Ma quel che è certo è che per nessun motivo avrebbe posto questo oggetto in un pericolo che è solamente la speranza di uno stolto, rischiando la nostra completa rovina se il Nemico dovesse recuperare ciò che ha smarrito. No, quell'oggetto sarebbe stato tenuto custodito, nascosto in un luogo buio e profondo. E mai adoperato, beninteso, se non in un momento di estrema necessità, ma impossibile per lui da afferrare, se non con una vittoria finale le cui conseguenze non ci avrebbero preoccupato, essendo tutti morti." ». Non sarà superfluo sottolineare che il ragionamento di Denethor sia, a tutti gli effetti, un condensato delle strategie emerse al Concilio di Elrond. Questo abbracciare, da parte di un uomo solo, i disegni dei saggi riuniti in assemblea testimonia l'alta statura intellettuale del Sovrintendente di Gondor.
 A questo punto, essendo chiaro che Denethor abbia penetrato il segreto, Gandalf pur non nominando l'Unico esplicitamente può parlarne apertamente [LotR 796, ISdA 977]: « "Comunque non mi fido di te", disse Gandalf. "Se lo avessi fatto, avrei potuto affidarti l'oggetto, risparmiando a me stesso e agli altri molta angoscia. E adesso, udendoti parlare, mi fido ancora meno di te, non più di quanto mi fidassi di Boromir. No, arresta la tua collera! Non ho nemmeno fiducia in me stesso riguardo a questo oggetto, e l'ho rifiutato, nonostante me lo offrissero in dono. Sei forte, Denethor, e in alcune cose sai ancora controllarti; tuttavia, se avessi ricevuto questo oggetto, esso ti avrebbe dominato. Anche sepolto sotto le radici del Mindolluin, avrebbe consumato sempre di più la tua mente al crescere dell'oscurità e all'accadere dei tremendi fatti che presto caleranno su di noi." » Ancora Denethor [LotR 796, ISdA 978]: « "Se io avessi! Se tu avessi!", disse. "Vani sono questi 'se' e queste parole. È scomparso nell'Ombra, e solo il tempo potrà svelarci quale destino attende sia esso che noi. Non sarà un'attesa lunga. Nel tempo che rimane, lasciamo che tutti coloro che combattono a loro modo il Nemico si uniscano, e conservino la speranza finché sarà possibile, e che dopo abbiano ancora l'ardire di morire liberi." »

 Che Gandalf non fosse sorpreso dalle rivelazioni di Denethor e che non si fidasse di lui dipendeva dall'intuizione che il Sovrintendente stesse utilizzando la palantír di Minas Anor, infatti [RI 536]: « Senza dubbio la fretta che Gandalf aveva di raggiungere Minas Tirith, era dovuta, oltre che all'emergenza del momento e all'imminenza della guerra, al suo improvviso timore che Denethor facesse a sua volta uso di una palantír, precisamente la Pietra di Anor, e al desiderio di costatare quali effetti aveva avuto su di lui: chissà che, nella prova cruciale di una guerra disperata, la Pietra di Anor non dimostrasse che, come di Saruman, neppure di Denethor c'era più da fidarsi perché poteva sottomettersi a Mordor? L'atteggiamento di Gandalf nei confronti di Denethor al momento dell'arrivo a Minas Tirith e nei giorni successivi, e le cose che a quanto risulta si dissero, vanno visti alla luce del dubbio sorto nella mente di Gandalf. » (vedi anche RI pag. 545 Nota 8). Ritornando a Denethor e alle sue ultime parole pocanzi citate, concludiamo ch'egli, all'inizio della Guerra dell'Anello (il 10 marzo 3019 T.E.), non ha ancora perso la speranza, e intende combattere contro Sauron fino all'ultimo respiro. Ma la notte del 13 marzo (quando Frodo viene catturato a Cirith Ungol e Faramir ferito dal dardo avvelenato) il Sovrintendente guarda nella palantír. Sia che il ferimento di Faramir lo avesse sconvolto o meno (dato che lo amava teneramente la prima ipotesi è la più ovvia), sia che egli interpreti malamente quanto visto (alla luce delle sue esatte congetture e deduzioni precedenti) gli effetti sono chiari: conclude che Sauron abbia riacquisito l'Unico e che ogni speranza sia perduta.
 Infatti dice a Pipino [LotR 805, ISdA 989]: « La speranza di quello stolto è fallita. Il Nemico lo ha trovato ed ora il suo potere cresce; egli legge finanche nei nostri pensieri, e tutto ciò che facciamo è rovinoso. » Si noti che in questo passo Denethor sta piangendo, e questo desta lo stupore di Pipino (rileggendolo per intero si capisce quanto il Sovrintendente dovesse essere ormai sconvolto). La logica di Denethor è comunque stringente: Sauron ha trovato l'Anello e "ora il suo potere cresce". Perché infatti il potere di Sauron dovrebbe crescere "ora" se non fosse tornato in possesso dell'Unico Anello? Non ci sono altri motivi plausibili secondo Denethor. Ricordando che le palantìri consentono visione nello spazio e nel tempo presente o passato (RI 565 nota 5) e che tutte le visioni avute dall'anziano Sovrintendente sono pilotate da Sauron (che voleva esplicitamente portarlo al punto di rottura o almeno sviarlo rivelandogli mezze verità. Vedi specialmente RI pag. 539) è possibile, basandosi sull'Appendice B de Il Signore degli Anelli, estrapolare la sequenza logica degli avvenimenti secondo la prospettiva di Denethor:

1) Denethor sa esattamente cosa è il Flagello di Isildur e sa che un Mezzuomo sta andando a Mordor per distruggerlo nel fuoco dell'Orodruin. Inoltre sa anche che un Ramingo del Nord sta venendo a Minas Tirith per reclamare il trono di Gondor. E' anzi molto probabile che Denethor avesse visto che Aragorn non era in possesso dell'Unico. Verosimilmente Denethor avrebbe effettuato questa indagine, nelle piene possibilità della palantìr (Si veda per questo RI pag. 543). Al contrario Saruman o Sauron non avrebbero potuto condurre osservazioni così dettagliate in quanto utilizzatori non legittimi delle rispettive pietre.

2) 13 marzo 3019 T. E.: cattura di Frodo; il Pelennor è superato dall'esercito di Mordor; Faramir è ferito ed agonizzante. Quella notte Denethor guarda nella palantìr. E' postulabile che Sauron invii a Denethor una visione a proposito della cattura di Frodo (è quanto proposto da Shippey in AC pag. 172 ). E' possibile infatti che Sauron mostri la cattura del Mezz'uomo, con l'intento di sbeffeggiare Denethor per la cattura di una spia che l'Occhio presume sia giunta da Gondor.

3) 14 marzo: inizia l'assedio di Minas Tirith.

4) 15 marzo: il cancello di Minas Tirith è infranto; secondo assalto a Lorien; armate nemiche in marcia verso Mirkwood e Dale; arrivo alla volta di Minas Tirith dei Corsari e di ingenti forze dall'Est.

 Tutto è noto a Denethor o da lui osservato alla palantìr, ma viene interpretato erroneamente. La conclusione del Sovrintendente è che Sauron abbia riacquistato l'Unico: dunque è avvenuto il fallimento di tutta la strategia di Gandalf (che lui chiama sprezzantemente "stolto") e adesso che Sauron ha di nuovo tutto il suo potere, non rimane nessuna speranza di vittoria.
 E' molto importante notare come gli altri eventi che avrebbero potuto rinnovare la speranza di Denethor non siano, evidentemente, stati osservati; mi riferisco a:

 · i movimenti dell'esercito di Rohan (che avrebbe presto infranto l'assedio di Minas Tirith) tra il 10 e il 14 marzo;

 · la riconquista di Pelargir da parte di Aragorn il giorno 13 (di questo evento Denethor osserverà solo la diretta conseguenza, cioè la navigazione della flotta da lui ritenuta appartenente ai Corsari).

 Ciò conferma una volta di più come le visioni del Sovrintendente fossero guidate dalla volontà di Sauron ovvero distorte e sviate.

 Rivelatrici di quanto esposto sono appunto le parole di Denethor al momento culminante, quando rivela di possedere e usare la palantír [LotR 835, ISdA 1025]: « Ma contro il Potere che sta sorgendo non c'è vittoria. Quello ch'egli ha teso verso questa Città non è che un solo dito. Tutto l'Oriente si sta muovendo. E proprio in questo momento il vento in cui hai tanto sperato ti tradisce, e sospinge sull'Anduin una flotta dalle vele nere. » E' dunque così che la lunga catena di eventi e deduzioni porta Denethor al collasso finale e alla drammatica conclusione con l'insano suicidio, tanto esecrato da Gandalf, in quanto degno di "re pagani".
 A conclusione di questo saggio non si può non rimarcare la maestria con la quale Tolkien abbia disseminato le tessere del mosaico tra diversi capitoli, corpo del testo e appendici, inserendo indizi rivelatori mai troppo evidenti specie nei dialoghi. Questi ultimi, letti spesso frettolosamente in quanto considerati semplici "espressioni dei personaggi" sono invece elementi essenziali alla narrazione e allo sviluppo della trama de Il Signore degli Anelli.

 Copyright © 27/8/2002 Marco Messina.
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